A cura di Vic, Radio Cassìs
Umano.
“In latino humanus, da homo, uomo. Attenente, inerente o proprio all’uomo; che compassiona le infelicità del suo simile; e quindi Benigno; e poi Affabile, Cortese, Mansueto, Trattabile.”
Umano è ciò che il film del fotografo Yann Arthus-Bertrand ci fa sentire, dubitare, persino detestare, attraverso testimonianze e confessioni di persone da ogni angolo del mondo, specialmente da quelli dimenticati.
Scenari suggestivi fanno da intermezzo tra gli interventi degli umani ripresi, sempre frontalmente, sempre con uno sfondo nero. Scenari di masse di uomini, di persone immerse nella natura e di luoghi dove l’insediamento degli umani è impossibile, quasi a voler ricordarci la nostra presenza su questo pianeta e le sue conseguenze.
L’amore, la felicità, la paura, la povertà, le diseguaglianze, la violenza. Non c’è nulla di più umano di tutto questo e allo stesso tempo nulla di più contrastante.
È su questo che gioca Arthus-Bertrand nel suo film, sui contrasti. Contrasti tra colori, tra stati d’animo, tra pensieri. Il film in primis è in contrasto con la nostra vita quotidiana. Per questo motivo va assolutamente guardato: per avere quella giusta dose di shock di cui ogni tanto abbiamo bisogno, per renderci conto della nostra condizione. Di certo non è un film commerciale; aspettatevi staticità e scene lunghe che sospendono il tempo.
“Human” è il risultato di un duro lavoro, finanziato, per la prima volta in assoluto, da due fondazioni non-profit: 191 minuti di pianto, sospiri, risate, brividi per ricordarci che le emozioni non hanno etnie. Siamo umani.
Il film di Arthus-Bertrand è stato proposto ai Lugano Photo Days (16-25 settembre 2016), festival diretto da Marco Cortesi per celebrare e incentivare la fotografia come espressione artistica e di denuncia a Lugano e nella Svizzera italiana.