Sabrina Scoletta e Massimiliano Marra – Radio JungleCiani
http://peterkernel.tumblr.com/
Peter Kernel è un gruppo che ha preso vita nel canton Ticino, formato da Aris Bassetti (Svizzero) e Barbara Lenhoff (Canadese), coppia anche nella vita.
Inizialmente la band era un quartetto, Aris e Barbara, più un’altra coppia, ma piano, piano, uno alla volta, i due se ne andarono.
Rimasti soli, decisero quindi di creare una sorta di gruppo trio, ingaggiando più batteristi, per essere sicuri, che almeno uno di essi fosse presente nei concerti live e poi per le registrazioni.
Il loro primo album, è uscito nel 2008, ed è stato intitolato “How to Perform a Funeral“, la critica si è divisa in modo netto su questo album, non scoraggiando di certo peró, i Peter Kernel.
Infatti tre anni dopo, è uscito il loro secondo album “White Death & Black Heart“, quest’ultimo è stato decisamente molto più apprezzato da tutta la critica.
Si passa ora al loro ultimissimo album, uscito proprio in questo 2015, intitolato “Thrill Addict“. Questo full-length lo commenteremo noi dopo, prima peró abbiamo ben pensato di intervistare Aris, fargli qualche domanda sull’album, e qualche altra più generica:
1) Quali sono le vostre maggiori influenze musicali e come vi piace definire il vostro genere di musica?
Credo di poter dire che le maggiori influenze arrivano dalla relazione tra me e Barbara, compagna nella vita e nel lavoro. Tutto ciò che ci succede, che vediamo, che mangiamo, ascoltiamo… si trasforma in musica. Soprattutto le cose meno belle perché così facendo le esorcizziamo in modo vigoroso.
Poi sicuramente c’è una componente musicale che ci influenza, ma a questo punto non saprei dirvi esattamente chi o cosa visto che ascoltiamo davvero di tutto.
Quello che facciamo ci piacerebbe chiamarlo solo pop rock, ma poi sembra non essere abbastanza per molti oppure fuorviante per altri; quindi usiamo etichette che ci hanno dato i giornalisti: art punk, noise pop, indie rock…
2) Se doveste scegliere degli aggettivi per descrivere il vostro nuovo full-length, quali usereste?
Personale, complesso e turbato.
3) Qual è stata l’idea di base che ha portato alla creazione di questo album, e/o come si è poi evoluta?
Volevamo un disco che rappresentasse quello che siamo diventati oggi e che suonasse semplice. Volevamo anche provare a fare del pop a modo nostro, e in parte ci siamo riusciti anche se la registrazione è stata molto complicata perché noi siamo persone molto puntigliose.
4) A cosa si ispirano i vostri testi in questo album? E in generale?
Inizialmente volevamo parlare dello spazio, quello dei pianeti, ma anche quello tra di noi; poi siamo finiti per parlare delle nostre paure, dei rischi ce ci prendiamo e di come è tutto così fragile e in evoluzione.
5) Qualche anticipazione sui vostri progetti futuri?
Al momento siamo ancora in tour a promuovere Thrill Addict, ma stiamo già scrivendo piccole idee per un nuovo disco del nostro progetto parallelo Camilla Sparksss.
6) Un’ultima domanda un po’ più informale: qual è stata la vostra migliore esperienza live?
Ce ne sono così tante che non saprei decidere. Forse quelle in piccoli posti dove la gente ce l’hai attaccata addosso a sudare e gridare sono quelle che ci gasano di più.
Thrill Addict sono 53 minuti di emozioni urbane, di introspettivo punk condito da strane atmosfere riflessive ma anche cariche di potere. Onnipresenti i parlati/urlati di voce femminile che rendono il tutto un po’ più indie e ribelle, il basso arrogante e soprattutto le meravigliose melodie eseguite dalla chitarra, che sanno essere molto espressive come in “Leaving for the Moon” ma anche molto stranianti come in “You’re Flawless“.
Interessanti anche gli strani rumori caotici ma anche le percussioni tribali/”suburbane” di “High Fever” e “It’s Gonna Be Great”
Ho trovato ottimi i continui ed infiniti climax di intensità (forse di stampo post-rock (?)) che costellano l’album, carichi di tensione e di suspence pronta ad esplodere in qualcosa di più grande. Tengono alta l’attenzione dell’ascoltatore, trasportandolo in un viaggio ricco di sorprese. Un viaggio che i Peter Kernel hanno saputo costruire con grande estrosità e maestria.